Più che due vere e proprie aziende, Spiro-Sub prima e Aer-Sub dopo furono dei marchi inventati dalla Cressi ed impiegati nella distribuzione e nella vendita di attrezzature subacquee prodotte da altri costruttori italiani e mondiali.
La Cressi, prima azienda italiana di produzione delle attrezzature subacquee “sportive”, era nata prima della seconda guerra mondiale per soddisfare principalmente le richieste dei primi cacciatori subacquei, alcuni dei quali avevano avuto la fortuna di impiegare le primissime attrezzature prodotte in Francia (principalmente occhiali, maschere, pinne e fucili). L’azienda genovese resterà a lungo impegnata nella costruzione di queste attrezzature anche a partire dall’immediato dopoguerra e fino alla fine degli anni ’50.
L’unica esperienza significativa della Cressi nel settore degli autorespiratori autonomi era restata fino ad allora limitata all’ARO, apparecchio che era stato drasticamente rivisto e migliorato dalla casa genovese per una applicazione sportiva e didattica, partendo dai modelli militari impiegati durante la seconda guerra mondiale dai nostri incursori della marina.
Quando anche in Italia il mercato della subacquea sportiva iniziò a decollare in maniera significativa e cioè verso la fine degli anni ’50, la Cressi dovette sopperire alla mancanza di prodotti propri in alcune settori specifici, mediante accordi di produzione su licenza o semplice distribuzione di materiale di altri costruttori sia italiani che esteri.
L’accordo più significativo fu quello con la francese La Spirotechnique, azienda di proprietà del gruppo francese Air Liquide e creata per la produzione e la distribuzione dei famosi autorespiratori Cousteau-Gagnan. Lo stesso comandante J. Y. Cousteau fu a lungo presidente dell’azienda francese. Questi autorespiratori erano approdati in Italia attraverso la Salvas di Roma, che aveva iniziato la distribuzione del primo modello Cousteau-Gagnan a doppio stadio con il nome commerciale di “Acquasub” a partire dal 1954 e successivamente del più famoso monostadio “Mistral” due anni dopo.
Questo rapporto di collaborazione con la Salvas si interruppe nel 1958 (probabilmente per gli scarsi risultati di vendita ottenuti fino ad allora) e Cressi fu pronto a raccoglierne il testimone.
L’operazione andò in porto nel 1959 proprio attraverso il marchio Spiro-Sub che, da quel momento, inizia ad apparire in molti volantini pubblicitari della Cressi (fig. 1 - 2). La stessa scelta del marchio Spiro-Sub sembrerebbe essere basata proprio sulla somiglianza con il nome dell’azienda di Cousteau.
Come si può notare dai diversi indirizzi stampati sui volantini, le due aziende restarono sempre separate e possiamo immaginare che la sede della Spiro-Sub sia stata una sorta di rappresentanza commerciale, magazzino e centro spedizioni piuttosto che una vera e propria fabbrica.
Come peraltro già fatto dalla Salvas sui modelli “italiani” degli autorespiratori Cousteau-Gagnan, la Cressi probabilmente optò per la soluzione mista montaggio pezzi originali e personalizzazione di alcuni componenti dell’autorespiratore. Questa era la soluzione più economica già seguita in molti paesi, compresi gli USA con la US Divers, per il contenimento degli oneri doganali che erano molto più bassi per merce che viaggiava come parti sciolte anziché sotto forma di prodotto completo. Sfruttando quello che era il suo know-how principale sulle parti in plastica ed in gomma, ampiamente impiegate su molti prodotti Cressi, le parti del Mistral che furono aggetto di personalizzazione furono i boccagli (in entrambe le versioni base e provvista di snorkel) e la valvola di scarico all’interno della scatola di erogazione (fig. 3 - 4 - 5 - 6).
fig. 1 | fig. 2 |
fig. 3 | fig. 4 |
fig. 5 | fig. 6 |
Naturalmente il Mistral fu il prodotto più importante ma senz’altro non fu il solo. Si trattava di completare l’offerta per tutte le attrezzature inerenti le immersioni con autorespiratore ad aria, campo nel quale la Cressi era indubbiamente indietro rispetto ad altri concorrenti. Ed infatti i prodotti commercializzati dalla Spiro-Sub furono prevalentemente quelli che l’azienda francese aveva già nel suo ricco listino e cioè profondimetri, orologi subacquei, bussole, compressori, torce, ecc. (fig. 7 - 8 - 9).
fig.7 | fig.8 | fig.9 |
Purtroppo il sodalizio Cressi-La Spirotechnique attraverso la Spiro-Sub durò appena tre anni e cioè fino al 1962 quando il Prof. Luigi Ferraro, insieme al figlio Italo e ai soci Carlos Reinberg e Paolo Ruggero, fonda la Technisub. Da quel momento, considerando i forti e cordiali legami di amicizia che Ferraro aveva con il comandante Cousteau (entrambi avevano contribuito a fondare la CMAS nel 1959 e ne erano i maggiori dirigenti), l’azienda francese si lega strettamente con la Technisub, che diventa il distributore ufficiale di tutte le attrezzature della casa francese. Da quel momento in poi il Mistral prima ed il Royal Mistral poi verranno venduti in Italia dalla Technisub nelle medesime configurazioni proposte da La Spirotechnique.
Dopo questo evento naturalmente il marchio Spiro-Sub non aveva più motivo di esistere ed infatti Cressi decise di modificarlo in Aer-Sub, mantenendo però le stesse finalità di vendita e di distribuzione di prodotti di altri costruttori. Ed infatti il volantino pubblicitario mostrato in fig. 10 dice espressamente “Aer-Sub già Spiro-Sub”.
Per quanto riguarda l’autorespiratore ad aria, i prodotti La Spirotechnique vennero sostituiti con quelli della Scubapro, la famosa azienda americana rilevata da Gustav Dalla Valle e Dick Bonin dalla Healthways nel 1963 sull’orlo del fallimento e poi rilanciata alla grande. Ed infatti uno dei primi modelli commercializzati da Aer-Sub fu proprio il modello Scubapro R108/MK 2, come si può notare nel volantino di fig. 11.
fig. 10 | fig. 11 |
Probabilmente Egidio Cressi, con questo accordo di distribuzione, sfruttò i già buoni rapporti con l’oriundo Gustav Dalla Valle che, prima di acquisire la Scubapro, curò la distribuzione dei prodotti Cressi negli USA durante gli anni ’50.
L’erogatore viene indicato sul volantino come “Polaris P” ma è di fatto identico al secondo stadio Scubapro R108 provvisto di primo stadio MK2, come mostrato nelle fig. 12 - 13 - 14 - 15.
fig. 12 | fig. 13 |
fig. 14 | fig. 15 |
Come si può notare dalle figure precedenti, anche questa volta Cressi non rinunciò a personalizzare questo prodotto con i suoi marchi. In particolare gli elementi specifici montati su questo erogatore italiano furono il logo Cressi al centro del pulsante di spurgo del secondo stadio, il convogliatore di scarico in plastica che era un po’ più lungo di quello originale ed il marchio Aer-Subprodotto in rilievo sul volantino del primo stadio.
Questa esperienza fu fondamentale per la Cressi, la quale iniziò a sviluppare le proprie conoscenze sulla tecnologia degli autorespiratori ad aria fino alla decisione di produrre i propri erogatori già pochi anni dopo dall’inizio di questa collaborazione.
Anche gli altri prodotti distribuiti da Aer-Sub furono sottoposti a qualche personalizzazione. Si noti ad esempio il volantino con il marchio Aer-Sub sul rubinetto del bibombola (con bombole di produzione Dalmine) mostrato nelle fig. 16 e 17 che è identico a quello con il marchio Cressi utilizzato nelle rubinetterie dei bombolini per ossigeno montati sugli ARO Cressi (fig. 18 - 19).
Anche se non abbiamo indicazioni certe sull’argomento, possiamo immaginare che il marchio Aer-Sub sia stato mantenuto da Cressi almeno fino al 1965, anno a partire dal quale Cressi iniziò la vendita dei propri autorespiratori ad aria con il modello Polaris IV (praticamente una evoluzione dello Scubapro R108/MK2).
fig. 16 | fig. 17 |
fig. 18 | fig. 19 |
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