Il misterioso Panerai ref. 2533 con il quadrante a sandwich, definito così perché composto da due parti sovrapposte tra loro, è considerato uno dei primi, se non il primo Radiomir mai realizzato. La parte inferiore del sandwich era costituita da uno "scatolino" per contenere la miscela al Radio, mentre quella superiore era un disco con i numeri e gli indici traforati per la lettura del tempo. Su questo fantomatico orologio che da sempre sta nella collezione di Francesco Ferretti, probabilmente il più grande esperto di Panerai, era da sempre esistito un grande enigma, finché nel 2010 Ferretti offrì alla signora Maria Teresa Panerai una grossa somma per permettergli di prendere tutto ciò che ritenesse opportuno dall'ufficio di Giuseppe Panerai.
Maria accettò l'accordo e Ferretti ebbe accesso a un regno che era rimasto intatto dalla morte di Giuseppe nel febbraio 1972. Difatti la holding Svizzera Richemont che nel 1997 acquisto le Officine Panerai in realtà acquisì solo il marchio, mentre tutto il sapere di decenni restò in possesso della signora Maria. Fin da subito Ferretti trovò una varietà di ingegnosi dispositivi di calcolo per applicazioni navali, strumenti, lampade, orologi, disegni tecnici e naturalmente molti documenti. Nel mentre rovistava attraverso queste testimonianze, la sua attenzione si soffermò su tre fatture Rolex degli anni '30 relative alla fornitura di alcuni ref. 2533. Con questi ritrovamenti il Ferretti ebbe la conferma ufficiale e certa delle sue ipotes, che stava disperatamente aspettando da anni, a riguardo di questa misteriosa referenza, e sempre ignorate dagli appassionati di orologi Panerai. Per comprendere gli inizi dei Panerai è fondamentale dare un'occhiata più da vicino a quei documenti, ma prima è importante sapere perché questi orologi si sono resi necessari
Ottobre 1935, Elio Toschi e Teseo Tesei, due ingegneri italiani, assieme a trenta membri del personale dell'officina per lo sviluppo delle unità sottomarine della Regia Marina Italiana, avevano appena completato il primo prototipo di una nuova arma, il Siluro a lenta corsa o SLC.
fig. 1 - Elio Toschi e Teseo Tesei con il Siluro a Lenta Corsa |
fig. 2 - Operatori di un SLC che posizionano una testata allo scafo di una nave |
Si trattava di un siluro con a cavallo un equipaggio che poteva navigare sia sopra l’acqua che sott'acqua, in modo di potersi intrufolare in immersione nei porti nemici e applicare allo scafo delle navi una testata di TNT da 225 kg per poi farle saltare in aria. Pochi giorni dopo le prime prove dell'SLC Giuseppe Panerai, direttore della G. Panerai e Figlio di Firenze, da alcuni anni fornitrice competente e affidabile di attrezzature speciali per la Marina, ricevette una telefonata proprio dalla Regia Marina Italiana che gli chiedeva un incontro. L'ufficiale incaricato arrivò al Villino Panerai di Firenze e Giuseppe Panerai, che era innamorato della Marina, ne ammirava lo stile di vita e il contegno, come ci si poteva aspettare ascoltò attentamente ciò che l'uomo in uniforme aveva da dire. Quando gli fu chiesto di sviluppare una bussola resistente all'acqua e un orologio per gli operatori di un veicolo sottomarino, capì immediatamente che la Marina aveva sviluppato qualcosa di completamente rivoluzionario. Una difficoltà che subito dovette affrontare fu che in quei tempi il governo fascista aveva introdotto in Italia l'autarchia (l'indipendenza dalle risorse straniere) e la Panerai non era un produttore di orologi, pertanto si doveva trovare una soluzione al problema.
L’illuminazione a Giuseppe Panerai viene quando ricorda di aver visto nell'ultimo catalogo della Rolex un insolito orologio Oyster con un trattamento Radium, il primo orologio a prova di acqua e polvere e che probabilmente avrebbe potuto soddisfare le elevate esigenze della Marina.
fig. 3 - Ristampa di un catalogo Rolex del 1935
L'orologio arrivò nel novembre 1935 ed era enorme, la cassa oversize che ricordava la forma di un cuscino era in oro con un diametro di 47 mm. Praticamente questo era un orologio da tasca Oyster trasformato in uno spettacolare orologio da polso, dove tutte le indicazioni, compresa la piccola lancetta dei secondi alle ore 9, erano state scheletrate per ricevere elevate quantità di vernice auto-luminosa al radio. Pure i numeri sul quadrante, oltre ad essere molto grandi, erano stati dipinti con il radio.
fig. 4 - Evoluzione del Rolex Oyster ref. 2535 |
fig. 5- Copia del Rolex ref. 2533 |
A testimoniare come un esclusivo orologio da tasca Oyster si sia trasformato in quello che sarebbe diventato il più misterioso orologio da polso Rolex mai realizzato è la seguente fattura di Rolex, trovata nell'ufficio di Giuseppe Panerai a Firenze. Vi si legge che un Rolex ref. 2533 con cassa in oro 9 Kt e movimento 16 ¾ Ligne con 17 rubini (probabilmente un Montilier 663) fu inviato a Firenze il 24 ottobre 1935.
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fig. 6 - fattura n. 127/1935 | fig 7 - Il numero del calibro 663 è costituito dalla disposizione del ponte, in questo caso n. 6 e dalla taglia 63 (16 3/4 Ligne) |
fig. 8 |
Ironicamente, il primo orologio ref. 2533 per un uso subacqueo sembrava più un orologio alla moda che uno strumento militare, tuttavia fu intensamente testato dalla Marina italiana e alla fine completamente approvato. A questo punto Panerai effettuó un ordine per 19 pezzi che Rolex inviò a Firenze il 13 giugno 1936 per essere testati e infine consegnati alla Marina.
fig. 9 - fattura n. 117/1936 - traduzione: Riferimento: 2533, Quantità: 19, 16 acciaio Oyster da 3/4", forma curva, grandi anse piatte. Noi sottoscritti dichiariamo che le merci di cui sopra sono di produzione svizzera e che il valore indicato corrisponde all'importo nei nostri listini. |
fig. 10 - Il Panerai Radiomir del 1937, derivato direttamente dal Rolex d'oro ref. 2533 del 1935 |
Per fare chiarezza sul fatto se la Panerai costruiva o no gli orologi dedicati alla Marina, possiamo fare riferimento ad una fattura di un ulteriore secondo lotto di 15 orologi con ref. 2533. Su questa gli orologi sono innanzitutto descritti come speciali orologi Oyster per i subacquei e in secondo luogo la fattura specifica molto bene che il lotto è dotato di quadranti forniti dalla Panerai. Che sia esplicitamente menzionato in questa fattura ma non in precedenza che i quadranti erano forniti da Panerai è estremamente interessante, perché possiamo presumere che gli orologi Oyster ref. 2533 forniti con il primo lotto di 19 esemplari erano equipaggiati con il quadrante Rolex, mentre per la seconda fornitura gli orologi montavano un quadrante che la Panerai o una terza parte produceva per poi essere inviati alla Rolex per l'assemblaggio finale. Infatti, i primi quadranti Panerai recano un timbro Zelime Jacot sulla base del quadrante, e Zelime Jacot era un famoso produttore di quadranti svizzero che esiste ancora oggi sotto il nome di Cadrans Flückiger SA.
fig. 11 - fattura 202/1939 - traduzione: Riferimento 2533, Quantità: 15, Oyster in acciaio speciale per subacquei (quadranti forniti dalla casa Panerai, senza pelle, né scatole. Si certifica che la merce sopra fatturata è di produzione svizzera e il valore indicato è conforme all'importo nei nostri listini. |
Di questo fantomatico orologio Rolex Oyster ref. 2533 esiste solo una brutta fotografia che fu pubblicata in un catalogo Rolex nel lontano 1935 e ad oggi non se ne conosce nessun esemplare. Si presume che ne siano stati prodotti solo due pezzi, uno acquistato da Panerai, come prova la fattura, e un altro di cui si sono perse le tracce.
fig. 12 - Panerai ref. 2533 pubblicato sul catalogo della Casa del 1935
fig. 13 - Esposizione di Genova del 1999
Il famoso 2533 con quadrante Baton e numero di cassa 116272 fece la sua prima apparizione pubblica ad un'asta nell'aprile 1999. Il lotto 247 è stato descritto come un prototipo di una delle prime versioni di orologi da polso subacquei prodotti dalle Officine Panerai per la Marina Militare Italiana.
fig. 14 |
Nella foto di fig. 15 si può notare, con il quadrante Baton, probabilmente il primo Panerai mai prodotto ed un secondo orologio con il quadrante a sandwich classico del Radiomir ma con una meccanica diversa. Questo orologio fu consegnato al comandante Mario Giorgini, capo missione del sommergibile Gondar che, dopo l’auto affondamento del sommergibile per non far scoprire gli SLC stivati nei loro contenitori, fu fatto prigioniero ed inviato a Bombay in prigionia. Attualmente questi sono gli unici 2 esemplari di 2533, che si conoscano.
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