E LO ABBIAMO CHIAMATO MONOSTADIO

Luigi Fabbri

 

Un giorno di quattro anni fa, quando da poco si era affacciato su Internet il sito <www.blutimescubahistory.com>, mi arrivò un’email da un istruttore sub che conoscevo. Mi chiedeva serioso serioso di correggere la definizione che avevo dato degli erogatori, dato che avevo chiamato “erogatori a due tubi” quelli noti a tutti come “monostadio”. Passa poco ed ecco un’altra mail, questa volta spiritosissima, della segretaria di un’azienda del settore che in pratica mi chiedeva cosa mi fossi fumato per inventarmi una tale definizione.
Cercai timidamente di spiegarmi, facendo presente che in tutto il mondo gli erogatori monocorpo con i due grossi tubi corrugati che se ne stanno pomposi intorno alla testa sono chiamati da sempre “erogatori a due tubi”. Per americani e inglesi sono “Two hose regulators”, per i francesi “Detendeurs a deux tuyaux”, per i tedeschi “Zwei Schlauch Lungenautomat”, ecc.
A noi, si sa, sono sempre piaciuti gli stadi di qualsiasi genere e abbiamo una totale antipatia per i tubi, infatti parlando con uno sciocco o discutendo animatamente con un amico ci capita di dire “non capisci un tubo”. Per cui usare le parole stadio e tubo per definire il nostro fidato erogatore ci sarà sembrato inopportuno. Ma chissà, forse non sono queste le vere motivazioni che ci hanno portato a battezzare “monostadio” quei magnifici arnesi, protagonisti della subacquea avventurosa e stupenda dei tempi storici. Definizione tuttavia con poco senso e tecnicamente sbagliata nella sua generalizzazione, visto che moltissimi erogatori a due tubi nati nei decenni avevano due riduzioni di pressione, erano quindi a due stadi, o bistadio che dir si voglia. A iniziare dal primo, quel CG45 di Cousteau-Gagnan che s’inventò nel 1946 di portare sott’acqua l’uomo libero.
Controllando sul sito ricordato sopra, nella sezione riservata a questi specifici erogatori se ne contano un centinaio di modelli, di cui più o meno la metà sono bistadio, con il riduttore di pressione inglobato all’interno o applicato all’esterno della scatola erogatrice. Allora perché mai in Italia, unici al mondo, ci siamo inventati di chiamarli tutti “monostadio”? Non certo perché quelli progettati e costruiti dalle aziende nostrane fossero tutti a singolo stadio, infatti il Salvas Aquasprint del 1960 era a due stadi, come il Mares Air King B60, come il Tigullio-Cirio Super Abyssal del 58 e “61. E bistadio erano naturalmente i Pirelli Explorer Standard e Tricheco, ma non facciamo confusione, questi non contano perché erano a singolo tubo.

MARES Air King B.60 due tubi a due stadi
                        MARES Air King B.60 due tubi a due stadi

 

Il riduttore di pressione esterno situato sotto la brida
               Il riduttore di pressione esterno situato sotto la brida

 

SALVAS Aquasprint due tubi due stadi
                  SALVAS Aquasprint due tubi due stadi

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SALVAS Aquasprint - il riduttore di pressione è il blocchetto sotto la brida
              SALVAS Aquasprint - il riduttore di pressione è il blocchetto sotto la brida

 

Lo schema di funzionamento
                                                lo schema di funzionamento

 

Lasciando stare l’allora lontana America e limitandoci ad allargare la sguardo ai nostri cugini d’Europa, vediamo che i due tubi a due stadi usciti dalle fabbriche negli anni “60 erano una piccola flotta. Elenchiamo: Dräger Duomat del 1968  -  Dräger PA 61 II del 1962  -  Heinke Mk V Merlin del 1961  -  Medi Hydromat del 1966  -  Nemrod Snark III Silver del 1973, presentato addirittura come tristadio e con l’ultima serie uscita nel 1982  -  New England Divers Hydro Twin del 1963  -  Norseman Viking del 1961.
Perché due stadi? Qual’era il motivo di una riduzione di pressione prima di portare l’aria delle bombole alla camera di equilibrio, ossia alla camera di erogazione chiusa e comandata dalla grande membrana? Lo scopo di base era rendere più dolce e regolare l’erogazione in ogni situazione, soprattutto a bassa profondità, mantenendola  costante indipendentemente dalla pressione residua nelle bombole. Per raggiungere questi fini si erano inoltre studiate un’infinità di altre soluzioni, lavorando in particolare sull’effetto Venturi; accadeva soprattutto negli Usa dove le innovazioni marciavano veloci, anche se per la verità nessuna raggiunse pienamente i risultati mirati dai progettisti.

Lo spagnolo NEMROD Snark III Seamlessdue tubi tre stadi
                       Lo spagnolo NEMROD Snark III Seamlessdue tubi tre stadi
L'inglese  NEW ENGLAND DIVERS Hydro Twin due tubi due stadi
                 L'inglese  NEW ENGLAND DIVERS Hydro Twin due tubi due stadi 

 

Il NORSEMAN Viking due tubi due stadi made in Usa
                             Il NORSEMAN Viking due tubi due stadi made in Usa
il particolare corpo dell'erogatore
                                             il particolare corpo dell'erogatore 

La Spirotecnique intanto stava confermando la scelta più semplice ed economica del monostadio fatta a suo tempo passando dal CG45 al Mistral. Grazie alle continue sperimentazioni dell’ing. Gagnan che lavorava in Canada, uscì nel 1963 col Royal Mistral, un bel salto in avanti rispetto al Mistral e a molti altri. I vantaggi del Royal derivavano dalla  sagomatura lenticolare della scatola e dalla particolare disposizione dell’ugello di uscita del flusso d’aria, accorgimenti ambedue finalizzati a favorire un effetto Venturi calibrato; i corrugati inoltre erano  più morbidi ed elastici rispetto a qualsiasi altro precedente.
Grazie anche alla fama indiscussa dell’azienda produttrice e al nome Cousteau, a metà anni “60 il Royal Mistral stava prendendo il sopravvento in tutta Europa ed oltre. Ed era un monostadio.
Motivo sufficiente per farci chiamare monostadio tutti gli apparecchi a due tubi? Non si direbbe, per cui le motivazioni vanno cercate anche altrove.
In quel tempo, a dettare le vie della subacquea in italia erano essenzialmente tre nomi: Fips, Marcante, Ferraro. La Fips, diventata Fipsas decenni dopo, era l’unica didattica presente in Italia. Duilio Marcante era il capo assoluto del settore subacqueo e l’autore dei manuali e dei regolamenti. Luigi Ferraro, oltre agli onori di guerra, si era fatto una fama per avere progettato per Cressi nei primi anni “50 la maschera Pinocchio e le pinne Rondine, di avere fondato l’Uss Gonzatti primo club sub italiano, di avere dato vita a cose per allora avveniristiche quali il turismo subacqueo, gli spettacoli sull’acqua, i corsi sub per turisti nati ben prima del matrimonio subacquea-Fips. Marcante e Ferraro erano amici e collaboravano l’un l’altro. Ora, qualsiasi cosa o parola uscisse da quel trio di nomi diventava legge, o vangelo se si preferisce, pertanto se nei suoi manuali targati Fips  Marcante chiamava semplicemente “monostadio” quel tipo di erogatore, l’intero mondo sub nazionale accettava il termine senza nemmeno un attimo di incertezza. E già in alcune dispense ciclostilate, che poi andarono a formare l’intimidente “Manuale per la formazione del sommozzatore – compendio testi federali in vigore dal 1965”, da cui derivò il “Manuale Federale d’Immersione” del “72, gli erogatori venivano divisi nelle due categorie di monostadio e bistadio. I bistadio erano ovviamente intesi soltanto quelli con due piccoli corpi raccordati da una frusta, come i nostri odierni. Forse per non rendere le cose complicate non vi era alcun accenno ai modelli a due tubi e due stadi, nemmeno un inciso per informazione tecnica.

DRÄGER Pa 61 II due tubi due stadi - Germania
                          DRÄGER Pa 61 II due tubi due stadi - Germania

Un altro motivo per parlare esclusivamente di monostadio senza mai accennare all’esistenza di apparecchi analoghi a due stadi potrebbe essere stato di carattere “campanilistico”, essendo la Technisub di Ferraro. Ed essendo la Technisub, dalla sua data di nascita nel 1962, ecslusivista de La Spirotechnique, quindi dei Mistral e Royal Mistral, ambedue monostadio. Mai nemmeno nei corsi o agli esami federali di allora, dove venivano usati esclusivamente erogatori Mistral, si è sentito accennare a prodotti diversi, nonostante l’ottimo successo in Europa e nel mondo, ad esempio, dello spagnolo Nemrod Snark III importato anche in Italia.
Probabilmente è stata determinante la somma di tutti questi elementi a far mettere radici profonde in Italia al nome monostadio. I vecchi sub lo hanno trasmesso alle generazioni successive e queste hanno continuato a chiamare così qualsiasi erogatore con i due grossi tubi corrugati, da gran tempo in disuso e visto soltanto come pezzo da museo. Una definizione tanto radicata che perfino in una delle infinite serate dell’inverno scorso dedicate a webminar e videoconferenze varie un relatore, trattando di erogatori, ha diffusamente parlato di monostadio e bistadio. Le vecchie abitudini non si scordano mai.

Tre manuali Fips
                                                Tre manuali Fips

 

 

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